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Met Opera / Siegfried

Il più grande teatro d’Opera del mondo via satellite da New York

MARTEDì 8 NOVEMBRE 2011
ore 19
via satellite al cinema
dal METROPOLITAN OPERA di NEY WORK

Richard Wagner
Siegfried
Nuova produzione

Terza parte dell’Anello del Nibelungo (seconda giornata)
Musiche di: Richard Wagner
Libretto: Richard Wagner
Direttore: Fabio Luisi

Brunilde Deborah Voigt
Erda Patricia Bardon
Sigfrido Gary Lehman
Mime Gerhard Siegel
Viandante Bryn Terfel
Alberich Eric Owens

Produzione: Robert Lepage
Direttore ass.: Neilson Vignola
Scenografia: Carl Fillion
Costumi: François St-Aubin
Programmazione Luci: Etienne Boucher
Video immagini: Pedro Pires
Durata approssimativa: 5 ore e 30 minuti

La Trama

Atto I
Nella sua caverna nella foresta, il nano Mime sta forgiando una spada per il figlio adottivo Sigfrido. Egli odia Sigfrido ma spera che il ragazzo uccida il drago Fafner, che custodisce il tesoro dei Nibelunghi, così che Mime possa appropriarsi del potente anello. Giunge Sigfrido, che rompe la nuova spada e si arrabbia per l’incompetenza di Mime. Resosi conto di non poter essere figlio del nano, poiché non vi è alcuna somiglianza fisica tra i due, egli esige di sapere chi fossero i suoi genitori. Per la prima volta, Mime racconta a Sigfrido di come trovò sua madre Sieglinde, morta dandolo alla luce nei boschi. Quando mostra a Sigfrido i frammenti di Nothung, la spada di suo padre, Sigfrido ordina a Mime di riforgiarla, poi si allontana di fretta.
Mentre Mime si abbandona alla disperazione, giunge un estraneo. Questi è Wotan, signore degli dei, che ha assunto le sembianze umane del Viandante. Egli sfida il timoroso Mime a una gara di indovinelli, ai quali bisognerà rispondere pena la vita. Il Viandante risponde facilmente alle tre domande di Mime riguardanti i Nibelunghi, i giganti e gli dei. Mime a sua volta conosce la risposta ai primi due quesiti del Viandante, ma si arrende terrorizzato quando gli viene chiesto chi riparerà la spada Nothung. Il Viandante ammonisce Mime per aver posto domande su questioni remote pur non sapendo niente di cose che lo interessano più da vicino. Poi se ne va, lasciando la testa del nano a “colui che non conosce la paura” e che riforgerà la spada magica.
Quando Sigfrido fa ritorno pretendendo la spada del padre, Mime gli dice di non poterla riparare. Invano tenta di spiegare al ragazzo il concetto di paura e, per insegnarglielo, propone di fare visita alla caverna di Fafner. Sigfrido accetta e pieno di entusiasmo si accinge a riforgiare la spada egli stesso. Mentre egli è all’opera, Mime prepara una bevanda avvelenata da offrire a Sigfrido appena avrà ucciso Fafner. Sigfrido fa lampeggiare la spada ricomposta, poi spezza l’incudine a metà e corre verso la foresta.

Atto II
Quella stessa notte, il fratello di Mime, Alberich è nascosto nei pressi dell’ingresso della caverna di Fafner, ossessionato dall’idea di riprendersi l’anello. Giunge il Viandante e avverte il Nibelungo di guardarsi da Mime. Poi desta Fafner e lo informa che un giovane eroe sta per arrivare con l’intento di ucciderlo. Incurante, il drago riprende a dormire.
All’alba, giungono Mime e Sigfrido. Colpito dalla quieta bellezza dei boschi, Sigfrido pensa ai suoi genitori. Il giovane tenta di imitare il canto di un uccello con una canna ma, non riuscendovi, decide di suonare il suo corno. Il suono sveglia Fafner, e nella battaglia che ne segue Sigfrido uccide il drago. Con le ultime parole rimastegli, Fafner avverte il ragazzo del potere distruttivo del tesoro. Quando Sigfrido si porta accidentalmente alle labbra una goccia del sangue di Fafner, comprende improvvisamente il canto dell’uccello, che lo conduce all’oro nella caverna. Alberich e Mime giungono litigando, ma si allontanano quando Sigfrido ritorna con l’anello e con il Tarnhelm. L’uccello avverte Sigfrido di non fidarsi di Mime, e quando il nano gli offre la pozione, Sigfrido lo uccide. L’uccello parla a Sigfrido di una bellissima donna di nome Brunilde, che dorme su una montagna circondata dal fuoco. Egli parte per cercarla.

Atto III
Su un passo in cima alla montagna, il Viandante evoca Erda, la dea della Terra, per conoscere il destino degli dei. Ella elude le sue domande, ed egli si rassegna all’impellente fine del regno degli dei. Le sue speranze ora risiedono in Brunilde e Sigfrido. Giunge Sigfrido, che si burla del dio scambiandolo per un semplice vecchio, e il Viandante tenta di bloccargli la strada. Con un colpo della sua spada, Sigfrido spezza la lancia del Viandante—la stessa lancia che anni prima aveva spezzato Nothung. Sconfitto, il Viandante scompare.
Sigfrido raggiunge la cima della montagna dove dorme Brunilde. Non avendo mai visto una donna prima di allora, crede di aver trovato un uomo. Rimossa l’armatura di Brunilde, è sopraffatto alla vista della sua bellezza e infine comprende cosa sia la paura. Domina quindi le sue emozioni e la desta con un bacio. Salutando la luce del sole, Brunilde è felice di sapere che è stato Sigfrido a riportarla alla vita. Inizialmente oppone resistenza alle sue dichiarazioni appassionate, cosciente che l’amore terreno porrà fine alla sua vita immortale, ma infine cede e insieme a Sigfrido canta un elogio all’amore.



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